AI E SANITA'

L’IA in sanità: opportunità immense ma anche rischi da gestire

L’intelligenza artificiale (IA) sta rapidamente facendo il suo ingresso nel mondo della sanità, con potenzialità enormi in termini di vite salvate, miglioramento delle cure, ottimizzazione dei processi. Ma anche con rischi rilevanti se la sua implementazione non è ben governata. È la fotografia scattata da un recente rapporto dell’OCSE,  Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico,  che traccia luci e ombre di questa innovazione.

Secondo l’Organizzazione, le applicazioni dell’IA in sanità potrebbero prevenire migliaia di decessi ogni anno. Solo in Europa, 163.000 persone potrebbero essere morte nel 2023 per errori medici, di cui il 30% causati da problematiche comunicative. Ecco che l’IA, gestendo al meglio informazioni e contesti, può giocare un ruolo chiave nel ridurre questi incidenti.

Inoltre, analizzando una mole enorme di dati clinici – referti, immagini diagnostiche, parametri – l’IA è in grado di supportare gli operatori sanitari in processi decisionali complessi, come diagnosi e definizione di terapie personalizzate. Il tutto basandosi su evidenze scientifiche solide e aggiornate.

Ma l’impatto potrebbe essere altrettanto positivo su altri fronti. Automatizzando attività amministrative ripetitive e a basso valore, come la trascrizione di appunti, l’IA permetterebbe al personale sanitario di dedicare più tempo ai pazienti e alla relazione di cura. Secondo l’OCSE si potrebbe liberare fino al 36% delle attività grazie all’automazione, contribuendo a ridurre lo stress e il rischio di burnout tra medici e infermieri.

Inoltre, questi sistemi intelligenti, se adeguatamente addestrati e monitorati, possono migliorare la sicurezza delle infrastrutture digitali ospedaliere, sempre più sotto attacco da parte di hacker, nonché analizzare e valorizzare l’enorme mole di dati clinici oggi inutilizzati (si stima fino al 97%), generando informazioni preziose per la prevenzione, la scoperta di nuove cure, la medicina personalizzata.

E in Italia? Anche nel nostro Paese moltissime strutture sanitarie stanno implementando soluzioni di IA, con alcune punte di eccellenza già visibili in centri specialistici e ospedali all’avanguardia.

Tuttavia, l’OCSE lancia un appello alla cautela, poiché una diffusione non regolata della IA nasconde anche rischi importanti. Vi possono essere algoritmi distorti o basati su dataset non rappresentativi, con effetti discriminatori per alcuni gruppi di pazienti. Oppure violazioni della privacy e della sicurezza dei dati, data la mole di informazioni sensibili gestite da questi sistemi.

Inoltre, se gli operatori sanitari non sono adeguatamente formati, l’IA rischia di tradursi in un sovraccarico di lavoro anziché in un beneficio. E i vantaggi potrebbero non essere uniformi, ma appannaggio solo di chi può permettersi l’accesso a strutture d’eccellenza, acuendo disuguaglianze sanitarie.

Per sfruttare appieno le opportunità dell’IA limitandone rischi e effetti collaterali, l’OCSE propone quindi un approccio multilivello: regole ad hoc per l’implementazione etica e sicura di queste tecnologie in sanità, standard condivisi tra Paesi per lo sviluppo di sistemi IA affidabili e inclusivi, ingenti investimenti in formazione per il personale coinvolto. La partita è complessa, ma attraverso scelte lungimiranti l’IA può davvero tradursi in un beneficio per la salute di tutti.

Dei rischi e delle opportunità dell’IA in campo medico e, nello specifico, nella Responsabilità Sanitaria, ne abbiamo parlato anche nel corso del nostro Convegno “Verso una Sanità Digitale Responsabile”, tenutosi lo scorso novembre, e che potete rivedere qui: