L’Italia si trova ad affrontare una vera e propria emergenza sanitaria: le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA), meglio note come infezioni ospedaliere. Con 530.000 casi all’anno e 11.000 decessi, il nostro Paese detiene il triste primato europeo per incidenza e mortalità di queste infezioni, causate da germi resistenti agli antibiotici. Il costo per il sistema sanitario è astronomico, raggiungendo i 783 milioni di euro annui. Per contrastare questa “nuova pandemia”, come la definiscono gli esperti, esistono due strade: prevenzione e informazione. Gli esperti stimano che il 50% delle infezioni si potrebbero prevenire adottando le giuste misure, per la seconda si stanno attivando piattaforme, come CADIS (Consulenza a distanza sincrona sulle infezioni) che permettono di ottimizzare e diffondere in modo più capillare la consulenza infettivologica, un problema critico considerando che solo il 30% degli ospedali italiani dispone di un reparto di malattie infettive.
Che cosa sono le infezioni ospedaliere
Le infezioni ospedaliere, o infezioni correlate all’assistenza (ICA), sono malattie infettive acquisite in ospedale o in ambienti sanitari come case di cura e strutture di lungodegenza. Per essere definite infezioni nosocomiali, il paziente deve essere stato ricoverato per una causa diversa dall’infezione e non deve avere segni di malattia infettiva in corso di incubazione al momento del ricovero.
Queste infezioni possono presentarsi:
- 48 ore dopo il ricovero in ospedale
- Fino a 3 giorni dopo la dimissione
- Fino a 30 giorni dopo un’operazione
- In ambienti sanitari dove il paziente viene ricoverato per motivi diversi dalla causa infettiva
Le ICA più comuni sono in Italia sono:
- Infezioni respiratorie, soprattutto polmoniti
- Infezioni urinarie
- Infezioni chirurgiche
- Infezioni del sangue (batteriemie o sepsi)
I microrganismi più frequentemente isolati sono batteri Gram-negativi come Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa, seguiti da Gram-positivi come Staphylococcus aureus. La maggior parte delle ICA in Italia sono dovute a specie batteriche resistenti agli antibiotici, in particolare alla classe dei carbapenemi.
Cosa causa le infezioni ospedaliere
Le infezioni ospedaliere sono causate da patogeni facilmente trasmissibili dall’operatore sanitario al paziente. I pazienti ospedalizzati spesso hanno una ridotta efficienza del sistema immunitario, pertanto risultano più suscettibili ad infezioni. Fattori di rischio sono la lunga degenza per malattie croniche debilitanti, la denutrizione del paziente, la durata del ricovero, l’uso inappropriato di antibiotici e l’utilizzo di strumentazioni invasive.
La situazione in Italia
Gli esperti stanno lanciando un grido d’allarme. È urgente potenziare la prevenzione e la sorveglianza, puntando su vaccinazioni e migliorando l’approccio diagnostico e terapeutico. Particolare attenzione viene posta sull’uso degli antibiotici: l’Italia, nonostante alcuni miglioramenti recenti, resta tra i maggiori consumatori in Europa. Per affrontare questa sfida complessa, è stato presentato un decalogo di raccomandazioni. Questo piano d’azione propone un approccio “One Health”, che considera la salute umana, animale e ambientale come interconnesse. Si punta a rafforzare la sorveglianza, migliorare la prevenzione, promuovere l’uso appropriato degli antibiotici e spingere sulla ricerca e l’innovazione. Ma non è solo una questione di politiche sanitarie. C’è un forte accento sull’importanza di educare e sensibilizzare sia i professionisti sanitari sia i cittadini. Solo attraverso uno sforzo collettivo e una maggiore consapevolezza si potrà sperare di invertire questa preoccupante tendenza e garantire una sanità più sicura per tutti.
Il ruolo della consulenza infettivologica
In Italia si sta attivando una piattaforma, chiamata CADIS (Consulenza a distanza sincrona sulle infezioni) che potrebbe fare la differenza nella gestione e prevenzione di queste infezioni. Questa piattaforma permetterà ai medici di diverse strutture di consultare in tempo reale un infettivologo, condividendo dati clinici e assistenziali in modo sicuro ed efficiente. Questo potrebbe tradursi in una significativa riduzione della mortalità nei casi di infezioni gravi, come evidenziato da numerosi studi citati dagli esperti. Il Professor Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, sottolinea l’importanza di questa innovazione: “L’appropriatezza prescrittiva e la rapidità di intervento sono fondamentali per aumentare le possibilità di sopravvivenza del paziente”. Paolo Fazii, dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani, aggiunge: “La valutazione in tempo reale dei dati microbiologici è cruciale nella gestione del paziente critico. Questa piattaforma segna un passo avanti nel miglioramento degli outcome e nella riduzione dei microrganismi multiresistenti”.
Con l’introduzione di questa tecnologia, e con il miglioramento della prevenzione e della sorveglianza, si spera di poter finalmente arginare il fenomeno delle infezioni ospedaliere, migliorando la qualità delle cure per i pazienti e riducendo i costi sanitari associati a queste complicanze.