Negli scorsi mesi, il video di un irruente medico emiliano, diventato virale in rete, ha suscitato indignazione e sgomento. È la singolare vicenda di un professionista che, al termine della sua carriera presso una struttura pubblica, ha messo in scena, sotto gli occhi dei suoi assistiti, uno spettacolo, colpendo ripetutamente con una mazza il telefono fisso del proprio studio, per anni mezzo di contatto con i suoi pazienti, per lui fonte di continuo stress, alimentato anche dall’emergenza COVID-19 che ha messo a dura prova il nostro sistema sanitario.
Lo studio del Regno Unito
Un disagio a quanto pare largamente condiviso tra i camici bianchi, i quali, sebbene abbiano condannato il gesto del protagonista del predetto episodio, ne hanno tuttavia sostenuto le profonde motivazioni di fondo. La pandemia da Covid-19 ha, infatti, avuto un impatto negativo sulla salute ed il benessere mentale dei sanitari, sottoposti a turni massacranti e ad una pressione psicologica molto pesante e prolungata da sostenere.
È quanto emerso da una delle numerose analisi sul punto, come lo studio condotto sui medici generici del Regno Unito, secondo il quale l’esperienza pandemica avrebbe avuto un brusco impatto sulla loro psiche.
Si è partiti con il selezionare tre gruppi di professionisti del settore: quelli di inizio carriera, di carriera ormai consolidata e quelli giunti a fine carriera, ai quali è stato chiesto di descrivere un sentimento sull’esperienza professionale durante la pandemia. Sentimento che, in numerosi casi è stato negativo.
Una palese manifestazione di disagio psicologico e di burnout, legati all’ansia ed allo stress dovuti a diversi fattori come, ad esempio, la turnazione lavorativa, il sovraccarico di lavoro, la mancanza di motivazione. Tutti aspetti strettamente connessi all’attività lavorativa di medici e paramedici.
Burnout, errore medico e sicurezza dei pazienti
Il burnout è una sindrome causata da esaurimento, frequente nei lavoratori che sono quotidianamente a contatto con il pubblico e pertanto esposti a carichi di stress emotivo e fisico generato da tali rapporti. Un disagio circoscritto al contesto prettamente lavorativo che incide inevitabilmente sulla qualità della prestazione sanitaria, ripercuotendosi sulla sicurezza dei pazienti.
Lo stato psico-fisico alterato di un operatore sanitario colpito da questa sindrome, lo espone infatti ad una maggiore probabilità di commettere errori, stimati sui 100 mila all’anno nel nostro Paese, riducendone drasticamente la qualità della prestazione. Secondo un’indagine svolta dalla FADOI, Federazione dei medici internisti ospedalieri, hanno ammesso di lavorare sotto stress, e qundi a rischio burnout, il 52% dei medici e il 45% degli infermieri che prestano la loro opera nei reparti ospedalieri di medicina interna. Che da soli assorbono un quinto di tutti i ricoveri in Italia.
Tutto questo costituisce una pericolosa minaccia per la sicurezza dei pazienti, con un impatto negativo sempre più in crescita sulla salute di quest’ultimi.
Un recente studio condotto dalla Johns Hopkins University School of Medicine insieme alla Mayo Clinic del Minnesota ha rivelato che circa il 36% dei professionisti sanitari in stato di burnout, noti come camici bianchi, ha commesso almeno un errore grave nel corso di un anno. Proiettando questa percentuale sull’intera popolazione medica nazionale, si stima che si siano verificati oltre 20mila errori di natura grave.
Un quadro simile emerge anche per la categoria degli infermieri. Numerose ricerche internazionali, raccolte dalla Fnopi, la Federazione degli Ordini Infermieristici, indicano che gli errori clinici, più o meno gravi, si attestano intorno al 57% nel corso di un anno. Se si applica questo dato al numero di infermieri pubblici attivi in Italia che versano in uno stato di burnout, si potrebbe parlare di oltre 71.500 errori durante la fase di assistenza. In totale, si tratterebbe di almeno 92mila errori, tenendo in considerazione la possibilità che uno stesso operatore possa essere coinvolto in più di un episodio errato nell’arco dell’anno.
Quella del burnout è una sindrome molto diffusa in tutto il mondo. È copiosa la letteratura medica a riguardo, essendo altrettanto numerosi gli studi sul tema, che catalizzano l’attenzione degli esperti del settore. Probabilmente si è di fronte ad un fenomeno inatteso e spiazzante.
Una sfida ed un’emergenza che richiede l’adozione di misure e di politiche urgenti per affrontare al meglio la situazione e assicurare cure adeguate e assistenza sicura ai pazienti.