Gli operatori sanitari – come tutti i professionisti – sono responsabili delle omissioni, negligenze, violazioni di obblighi, di errori conseguenti all’esercizio dell’attività che svolgono.
Affinché si possa realmente parlare di responsabilità medica, è necessario che, tra la condotta ritenuta lesiva del professionista ed il danno subito dal paziente, intercorra un nesso di causalità.
In pratica, l’accertamento di una condotta colposa non è di per sé sufficiente per poterla ricondurre direttamente all’operatore sanitario, essendo a tal fine indispensabile la sussistenza di un nesso eziologico, ossia di un legame tra l’errore commesso e l’evento lesivo.
Alcuni dati statistici
Da un’indagine condotta dalla XIII sezione del Tribunale di Roma, su 1.380 accertamenti tecnici svolti dal 1° aprile 2017 al 31 dicembre 2021, è emerso come la responsabilità medica riguardi circa l’85/90% del totale dei casi esaminati.
Uno studio che ha di fatto consentito di valutare l’incidenza della legge rispetto agli accertamenti tecnici preventivi finalizzati a dirimere i contenziosi medico-paziente, cercando di arginare il dilagare incontrollato del ricorso alla medicina difensiva.
Sebbene tali accertamenti si concludano con esito positivo nel 65,3% a favore del paziente e nel 31,1% della struttura, i risultati ottenuti hanno evidenziato un coinvolgimento del personale che riguarda solo il 29,7% dei casi presi in considerazione.
In pratica, in 2 casi su 3 è effettivamente ravvisabile la responsabilità professionale del singolo medico o della struttura sanitaria.
Commissione sulla colpa medica
Al fine di dare un nuovo assetto alla regolamentazione della responsabilità dei camici bianchi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha istituito un’apposita Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, composta da medici e da esperti di diritto penale, guidata dall’ex procuratore aggiunto a Venezia con delega all’antiterrorismo Adelchi d’Ippolito, in passato anche consigliere giuridico del ministro della Salute.
Una Consulta chiamata a ristabilire l’equilibrio tra la tutela dei pazienti e la serenità degli operatori sanitari, un aspetto fondamentale, ai fini di una buona prestazione lavorativa da parte di chi opera nella nostra sanità.
Un’urgenza quella di riscrivere le norme che regolano la responsabilità medica, di cui non si può fare a meno se si vogliono superare tali criticità, necessaria anche a garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
Obbiettivi della commissione
Sono essenzialmente due:
- Esplorare l’attuale quadro normativo e giurisprudenziale in cui si inscrive la responsabilità colposa sanitaria per discuterne i limiti e le criticità e proporre un dibattito in materia di possibili prospettive di riforma;
- proporre un’approfondita riflessione e un accurato studio sul tema della colpa professionale medica ai fini di ogni utile successivo e ponderato intervento, anche normativo.
Attraverso le proposte formulate dalla suddetta Commissione al ministro, si giungerà gradualmente alla promulgazione di un progetto di legge che consentirà di contemperare i due ordini di interessi, entrambi meritevoli di tutela, facendo in modo che confluiscano in un importante intervento per limitare le aggressioni giudiziarie a cui è quotidianamente sottoposto il personale medico.
Questo non significa che gli operatori sanitari godranno di una sorta di impunità, poiché laddove se ne ravvisasse la responsabilità, questi saranno chiamati a renderne conto.
Non si tratta dunque di una depenalizzazione a favore della categoria dei medici, bensì di una modifica alle leggi in vigore per evitare il sovraccarico indiscriminato degli organi giudiziari provocato dall’esubero di cause pendenti.
Medicina difensiva
La medicina difensiva, ossia la pratica mediante la quale un medico prescrive molti esami – spesso inutili – può contribuire pesantemente ad allungare le liste d’attesa, a svantaggio di quanti necessitano di cure urgenti, con un’incidenza di circa 10 miliardi l’anno sulla sanità pubblica.
L’istituzione della Commissione mira, da un lato, a mettere un freno alle denunce spesso infondate o strumentali, sull’esempio della Francia che predilige l’indennizzo economico all’azione legale, più dispendiosa in termini di risorse e di tempistiche e, dall’altro, a fornire ai tribunali uno strumento che li ponga nella condizione di poter procedere in tempi brevi alla loro archiviazione.
Prime reazioni di categoria
Soddisfazione per quanto è stato annunciato dal ministro Nordio nei giorni scorsi è stata espressa dai sindacati di categoria che da tempo attendevano l’adozione di misure idonee a scongiurare il rischio che per errore medico un professionista potesse essere punito penalmente, così come avviene in Polonia ed in Messico.
Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, auspica che si pervenga in tempi rapidi al provvedimento, essenziale a restituire serenità ai medici nello svolgimento della loro professione e per ridurre il ricorso alla medicina difensiva.
Una riforma accolta favorevolmente anche dal segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri Silvestro Scotti, il quale sostiene che questo sia un intervento essenziale, utile a riordinare l’accesso alle prestazioni nella sanità pubblica.
Anche Pierino Di Silverio, segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, plaude all’annuncio, «è il primo imprescindibile passo per rimettere al centro delle cure il paziente ed il medico, evitando una medicina difensiva che allunga i tempi di cura».
Non resta che attendere gli esiti dell’attività della Commissione per comprendere se, effettivamente, si tratterà di un contributo utile a ristabilire un clima più pacato nella relazione medico-paziente, con l’obiettivo di tornare a un’alleanza terapeutica fruttuosa perché fondata sulla (reciproca) fiducia. Nel rispetto, beninteso, dei diritti fondamentali di tutti i suoi protagonisti.